Il 15 novembre 2016 la Regione Lombardia ha approvato le linee guida sulla stima e la gestione del rischio da esposizione a formaldeide. Cerchiamo di capire in cosa consistono e quali sono le novità che ne derivano. Innanzitutto ricordiamo di che sostanza stiamo parlando. La formaldeide, chiamata anche aldeide formica, a temperatura e pressione atmosferica è un gas incolore, condensabile in un liquido mobile che per raffreddamento diviene un solido di colore bianco. La formaldeide è presente come prodotto naturale in numerosi sistemi viventi e nell’ambiente. Si rinviene naturalmente nei cibi, nella frutta e come metabolita endogeno nei mammiferi, prodotto dal metabolismo ossidativo.
In aggiunta a queste fonti naturali essa deriva da processi di combustione, per esempio con l’emissione veicolare, impianti di produzione di energia da combustione e/o termovalorizzazione, fiamme libere e fumo di tabacco ecc. Molecole di formaldeide possono essere liberate durante la cottura dei cibi o durante l’uso di disinfettanti. Fonte indiretta di esposizione alla formaldeide è inoltre l’ossidazione fotochimica di idrocarburi come il metano o altri precursori emessi dai processi di combustione. La formaldeide ha una breve emivita nell’ambiente in quanto rimossa dai processi fotochimici, dalle precipitazioni e dalla biodegradazione. Le sue concentrazioni nell’aria ambiente (outdoor) variano da 0,001 mg/m3 (1 µg/m3) nelle aree remote a 0,02 mg/m3 (20 µg/m3) nelle aree urbane. I livelli di formaldeide indoor, in un tipico ambiente domestico, oscillano tra 0,002 mg/m3 (2 µg/m3) e 0,06 mg/m3 (60 µg/m3), il fumo di sigaretta contribuisce al 10-25% dell’esposizione indoor.
Il Decreto Ministeriale 10 giugno 2014 elenca tra le ‘malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità’ alcune patologie correlate all’esposizione a formaldeide. Di formaldeide tratta anche il Regolamento UE N. 895/2014 del 14 agosto 2014 secondo cui questa sostanza risponde ai criteri di classificazione come sostanza cancerogena di categoria 1B. Il Laboratorio regionale di Approfondimento “Rischio Chimico” con il coinvolgimento dei Laboratori “Tumori Professionali” e “Ruolo SPP nelle strutture sanitarie e socio sanitarie”, in risposta anche ad una richiesta espressa dal tessuto industriale lombardo, ha elaborato il documento “Linea guida regionale sulla stima e gestione del rischio da esposizione a formaldeide: razionalizzazione del problema e proposta operativa” che secondo la Regione costituisce un “valido riferimento per una efficace valutazione prima, e gestione poi, del rischio connesso all’esposizione dei lavoratori alla formaldeide” attraverso la definizione di valori guida e la programmazione razionale del monitoraggio ambientale, poiché l’esposizione a formaldeide aerodispersa “può generare effetti: irritativi, sensibilizzazione allergica ed effetti cancerogeni”. In particolare gli effetti irritativi “si manifestano a carico degli occhi, delle mucose respiratorie e della cute. La gravità delle manifestazioni dipende principalmente da tre fattori: il livello di concentrazione aerodispersa, il tempo di esposizione, la suscettibilità individuale”.
Sugli effetti cancerogeni la IARC (International Agency for Reseaon Cancer) ritiene esservi “sufficienti prove di associazione tra esposizione a formaldeide e tumore del nasofaringe”; tuttavia le differenti istituzioni internazionali “adottano una non uniforme classificazione di cancerogenicità di tale sostanza”. Secondo quanto indicato dal Regolamento UE n. 895/2014 tale classificazione comportava, già a partire dal primo gennaio 2016, la “necessità di considerare il rischio cancerogeno ai fini della gestione della salute e sicurezza” e dunque l’applicabilità, per le lavorazioni che implicano l’utilizzo della formaldeide, del D.Lgs 81 Titolo IX, Capo II (Protezione da agenti cancerogeni e mutageni)”. Ciò rende “necessario in tutti i casi in cui vi sia impiego o liberazione di formaldeide verificare la possibilità di eliminazione alla fonte della sostanza (prevenzione primaria) e attuare tutte le iniziative possibili, tecniche, organizzative o procedurali, volte a ridurre al minimo il numero di lavoratori esposti e a contenere al minimo livello possibile la durata e l’intensità dell’esposizione ambientale ed occupazionale a formaldeide.
Si raccomanda in particolare di applicare sempre il principio ALARA (As Low As Reasonably Achievable), che minimizza i rischi conosciuti mantenendo l’esposizione ai livelli più bassi ragionevolmente possibili, prendere in considerazione le BAT (Best Available Technology) applicabili allo specifico comparto produttivo specificando quali migliori tecnologie offerte dal mercato siano state adottate, in che modo sono state adottate e quali siano stati i risultati ottenuti in termini di riduzione delle emissioni interne agli ambienti di lavoro e verso l’ambiente esterno e rilevare analiticamente la concentrazione al fine di valutare l’esposizione anche per valutare l’efficacia delle misure di gestione atte a contenere l’esposizione.
La verifica analitica del livello di esposizione, inoltre, “deve essere ripetuta periodicamente ed attualizzata ogniqualvolta intervengano modifiche tecniche, organizzative e/o procedurali che possano generare modifiche del ciclo tecnologico e/o di lavorazione”.
Per quanto riguarda il datore di lavoro è “previsto l’obbligo di istituire e aggiornare il registro degli esposti e curarne la tenuta per il tramite del Medico Competente solo in presenza un rischio per la salute evidenziato; a cura di quest’ultimo è l’adeguamento del protocollo di sorveglianza sanitaria”: l’art. 242 del D.Lgs. 81/2008 prevede che il Medico Competente sottoponga alla sorveglianza sanitaria i lavoratori per i quali la valutazione dell’esposizione ha evidenziato un rischio per la salute, dia indicazioni al datore di lavoro circa le misure preventive e protettive da adottare sui singoli lavoratori sulla base delle risultanze di esami clinici e biologici effettuati (tali misure comprendono l’allontanamento del lavoratore), ove gli accertamenti sanitari abbiano evidenziato, nei lavoratori esposti in modo analogo ad uno stesso agente, l’esistenza di una anomalia imputabile a tale esposizione, ne informi il datore di lavoro, affinché vengano attuate le misure tecniche, organizzative e procedurali per ridurre l’esposizione, verificando, attraverso nuove misurazioni ambientali e biologiche l’efficacia dei provvedimenti adottati e fornisca ai lavoratori adeguate informazioni sulla sorveglianza sanitaria cui sono sottoposti, con particolare riguardo all’opportunità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell’attività lavorativa.
Nelle linee guida sono contenute anche indicazioni circa le modalità per effettuare il monitoraggio ambientale, la valutazione e la gestione dei rischi, i limiti d’esposizione per la popolazione generale e i limiti di esposizione occupazionali.
Per ulteriori dettagli consulta il testo della Linee guida regionali del 15 novembre 2016 sulla stima e gestione del rischio da esposizione a formaldeide.