La Cassazione Civile, Sezione Lavoro, con la Sentenza 3 marzo 2016, n. 4211, ha condannato la RAI a risarcire circa più di 31mila euro più gli interessi a una giornalista, ora in pensione, alla quale era stata riconosciuta un’invalidità del 15% correlabile alla nocività dell’ambiente di lavoro dovuta al fumo dei colleghi.
Non basta all’azienda diffondere una circolare interna con cui ribadisce il divieto categorico di toccare le sigarette sui luoghi di lavoro: non basta perché facile sarebbe, altrimenti, lavarsi le mani di ciò che poi, nei fatti, succede per davvero nei corridoi dell’ufficio o nei locali della ditta. Al contrario, il datore di lavoro deve verificare che, nel concreto, l’ordine sia rispettato e, in caso contrario, porre in essere quelle misure necessarie per tutelare la salute dei propri dipendenti, irrogando sanzioni o, eventualmente, predisponendo stanze riservate ai fumatori. Se ciò non succede, l’azienda deve risarcire il danno non patrimoniale a chi è stato costretto ad inalare il fumo di tabacco pur di non abbandonare la propria postazione.
Nel caso in questione, i giudici supremi hanno confermato il risarcimento del danno biologico e morale da “fumo passivo” liquidato in favore del lavoratore. Non giova all’azienda lamentare che il pregiudizio da nicotina nei confronti del lavoratore sia stato posto a carico del datore senza precisi elementi a carico.
La disciplina della tutela della salute e dell’integrità fisica dei lavoratori si applica alle aziende operanti in tutti i settori di attività e con ogni tipologia di rischio. Ad essere coinvolto nell’obbligo di tutelare la salute dei dipendenti non è solo il datore di lavoro, ma anche i dirigenti e i preposti. Il datore di lavoro è tenuto ad adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica, la personalità e il benessere piscologico dei lavoratori. Fatta eccezione per la valutazione dei rischi e l’elaborazione del relativo documento, il dirigente che organizza e dirige l’attività secondo le attribuzioni e competenze che gli sono state conferite ha gli stessi obblighi del datore di lavoro.